La presidente del Consiglio ha presenziato alla cerimonia della lapide dei giornalisti morti a causa delle leggi razziali.
“Le leggi razziali del ‘38 hanno segnato il punto più basso della storia italiana, una vergogna che ha segnato il nostro popolo per sempre” ha detto la presidente Giorgia Meloni intervenendo alla cerimonia della lapide commemorativa dei giornalisti ebrei perseguitati dal regime fascista nella sede dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. La premier ribadisce la sua condanna, come aveva già fatto nel suo discorso di insediamento al governo, delle leggi definendole “una macchia indelebile, un’infamia compiuta nel silenzio di troppi”.
“La sfida della lotta all’antisemitismo” è una “battaglia non vinta” perché “l’antisemitismo emerge con molte facce e strumenti diversi”. Giorgia Meloni dichiara che questa battaglia coinvolge tutti soprattutto chi come i giornalisti appunto, ha delle responsabilità perché deve raccontare la realtà. “Il governo è sempre pronto a fare la sua parte per combattere ogni forma di discriminazione e l’antisemitismo” ha sottolineato Meloni.
“La memoria è importante se insegna qualcosa”
Nonostante la giornata fitta di impegni istituzionali, dopo l’intervento alla Camera e i preparativi per il Consiglio europeo, Giorgia Meloni ci ha tenuto a presenziare alla cerimonia di via Torretta come lei stessa a ricordato perché “oltre ad essere presidente del Consiglio, sono anch’io iscritta a quest’albo”. La premier ha concluso il suo discorso con un monito, dicendo che nella scoperta della lapide dei 35 giornalisti espunti dall’albo dopo l’introduzione delle leggi razziali “c’è qualcosa di molto forte”.
“Molti di loro non potevano fare il loro lavoro, tanti altri tacquero. Raccontare quel che accade è sempre l’insegnamento più importante” perché la “memoria è importante sì, ma se ti insegna qualcosa, se studiando impari cosa potrai fare se accadesse di nuovo” ha evidenziato Giorgia Meloni.